La disfunzione erettile dopo prostatectomia radicale

Andrologia

La prostatectomia radicale è l'intervento chirurgico di asportazione della prostata per neoplasia maligna. Dopo l'intervento spesso subentrano deficit dell'erezione. Vediamo come trattarli precocemente per migliorare la qualità dei vita del paziente

La prostatectomia radicale è l'intervento chirurgico di asportazione della prostata a seguito della diagnosi di tumore maligno. È una procedura molto diffusa in quanto, oggi, il tumore della prostata è ai primi posti tra i tumori maligni maschili. Fortunamente si tratta di una patologia che, se diagnosticata precocemente, è curabile con elevate percentuali di sopravvivenza. 

Tuttavia, dopo interventi radicali o radioterapia sulla prostata, spesso si assiste all'insorgenza di deficit erettile o perdita completa dell'erezione. Oggi, grazie alle moderne tecnologie e alla tecnica "nerve sparing" (risparmio delle strutture nervose), la percentuale di disfunzione erettile completa si è ridotta, anche se comunque il paziente spesso sperimenta un "indebolimento" dell'erezione fino ad arrivare alla perdita della capacità di penetrazione, con importanti ripercussioni sulla qualità di vita e sulla propria autostima. 

Diversi studi hanno valutato come siano efficaci dei protocolli di riabilitazione peniena che, se instaurati precocemente, consentono il recupero della funzionalità erettile mediante l'ausilio di terapie farmacologiche a base di PDE5i (farmaci comunemente usati per la disfunzione erettile). 

In alcuni pazienti, tuttavia, la risposta farmacologica è scadente o addirittura assente, pertanto questi pazienti vengono avviati a terapie di secondo livello mediante la somministrazione intracavernosa di farmaci o, nei casi più gravi refrattari, alla terapia chirurgica con impianto di protesi peniena. 

Quali sono le nuove frontiere terapeutiche? 

Negli ultimi anni, l'avvento delle onde d'urto a bassa intensità, ha fornito un ulteriore opzione terapeutica ai pazienti con disfunzione erettile, soprattutto a quei pazienti refrattari o poco responsivi alle terapie farmacologiche. Diversi recenti studi pubblicati recentemente, mostrano come le onde d'urto possano migliorare la risposta erettile in modo significativo. A tal proposito, si fa sempre più evidente l'efficacia delle onde d'urto a bassa intensità per la cura della disfunzione erettile e come protocollo riabilitativo da impostare nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale. L'efficacia della moderna terapia con onde d'urto è stata dimostrata anche in pazienti complessi, come i pazienti diabetici o con patologie cardiovascolari sistemiche.

Come funzionano le onde d'urto? 

Le onde d'urto vengono generate da appositi dispositivi e trasmessi al pene e ai corpi cavernosi del paziente. Il trattamento è assolutamente indolore e privo di effetti collaterali ed è pertanto eseguibile in ambulatorio. 

A livello biologico, la somministrazione delle onde d'urto induce molterplici effetti benefici sui tessuti penieni. Un recente studio, mostra come le onde d'urto determinano la rigenerazione nervosa e delle cellule dei corpi cavernosi con un effetto di ringiovanimento penieno, migliorando e aumentando pertanto la produzione di quei fattori deputati all'erezione. Inoltre, inducendo un aumento della formazione di nuovi vasi sanguigni (effetto di neoangiogenesi), migliorano il trofismo e l'ossigenzazione dei corpi cavernosi, in modo da ridurre l'accorciamento del pene, dovuto alla fibrosi dei corpi cavernosi, che subentra spesso dopo l'intervento di prostatectomia radicale. 

La disfunzione erettile non deve essere più un tabù di cui provare vergogna, ma deve essere inquadrata come una patologia che, oggi, può essere curata in modo efficace e soprattutto, in modo personalizzato per il singolo paziente.

Dott. Carmelo Agostino Di Franco

Urologo

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