Il blocco del metabolismo è un evento complesso che ha tante cause ma che ha uno scopo evolutivo di difesa contro gli eventi avversi, la carestia fra tutti. Importante è seguire una dieta corretta per evitarlo
Nella mia pratica professionale, quasi con frequenza quotidiana, mi capita di avere a che fare con un problema comune a molti pazienti: il blocco metabolico. È più comune tra le donne, ma le cause sono diverse, spesso presenti in contemporanea nella stessa persona.
Ma che significa avere un blocco metabolico? Questo fenomeno è legato alle radici della nostra evoluzione come esseri viventi in grado di far fronte alle avversità e alle carestie. Durante i periodi di scarsità di cibo, il nostro corpo si è evoluto affinché possa conservare le energie, limitandone l'utilizzo per preservare le sue riserve energetiche che ha creato durante i periodi di disponibilità di cibo. Questo meccanismo viene chiamato da molti autori "inverno metabolico", e il corpo lo sfrutta proprio per conservare le energie durante la carenza di cibo. Paradossalmente, dal punto di vista evoluzionistico, un organismo capace di risparmiare energie ha un metabolismo più efficiente che sarà in grado di far fronte alle carestie.
I diversi organi del nostro corpo comunicano tra loro per gestire le riserve energetiche. Tessuto adiposo e fegato sono organi che collaborano tra loro attraverso ormoni e segnalatori che regolano l'immagazzinamento delle energie o il loro consumo. Inoltre, anche il tessuto muscolare comunica con il tessuto adiposo, regolando la sua spesa energetica e andando a "sacrificare" una parte dei muscoli qualora si abbiano periodi di forte carestia, come nel caso dei digiuni prolungati.
In questo contesto di evoluzione, possiamo intuire anche il perché le donne tendano ad accumulare più tessuto adiposo rispetto agli uomini. Il corpo femminile è fatto appositamente per immagazzinare riserve energetiche utili per la riproduzione.
Il nostro corpo ha, inoltre, una memoria per quanto riguarda il peso, e tenderà sempre a tornare a quel peso che lui ritiene essere il suo ideale, quello in cui si ritiene più in salute. Ecco perché la fase di mantenimento del peso, che segue quella di dimagrimento, è forse quella più importante.
Una dieta dimagrante deve essere modificata nel tempo per far in modo di disattivare la memoria dell'organismo, cosicché il peso che davvero è quello salutare per un determinato individuo, venga mantenuto più a lungo possibile.
In base a questi meccanismi di cui abbiamo parlato, si instaura quindi un blocco metabolico, ossia un rallentamento del dispendio energetico che si riflette in conseguenze poco gradite a chi si pone l'obiettivo di perdere peso. In particolare, il blocco metabolico può determinare:
lo stallo del peso, che rimane uguale per lunghi periodi di tempo;
la perdita di peso molto lenta;
la difficile perdita del peso, che richiede specifiche strategie perché si possa attuare.
Questo fastidioso meccanismo si instaura proprio perché spesso si fanno diete che sono scorrette e che remano in qualche modo contro l'equilibrio evolutivo che il nostro organismo ha acquisito nel corso della sua evoluzione. Il blocco metabolico si può instaurare per diversi motivi, ma spesso si riscontra in chi ha un passato di tante diete spesso seguite con il tanto comune fai-da-te, magari da schemi alimentari proposti sui giornali, oppure dati dalla vicina di casa che allega anche il prodotto magico che promette risultati in pochissimo tempo.
Il tempo è un concetto su cui ci si dovrebbe soffermare più spesso. Perché affinché i risultati siano di lunga durata, devono essere raggiunti in un tempo sufficiente. La velocità non è spesso sinonimo di risultati a lungo termine. I pochi mesi di un peso che consideriamo ideale, si pagano spesso con un dimagrimento che non è solo composto da una perdita di massa grassa, ma che si paga anche con il riacquisto più veloce del peso perso, una scarsa capacità di mantenere la forma fisica desiderata e l'impossibilità di perdere peso nuovamente.
Ecco, quindi, che ci si rivolge al Nutrizionista, quasi come ultima spiaggia, quando dovrebbe essere la prima. Allo sblocco metabolico c'è soluzione, ma:
la soluzione non è univoca, ma va studiata sul paziente;
il percorso è più lungo di quello che si sarebbe potuto fare se ci si fosse rivolti prima ad un professionista;
spesso è un percorso difficile, soprattutto dal punto di vista psicologico e richiede tanta forza di volontà e fiducia verso il nutrizionista a cui ci si affida.
Oltre alle diete scorrette, e quindi alla restrizione calorica eccessiva e troppo prolungata nel tempo e alla carenza di carboidrati spesso estrema, ci possono essere anche altre cause per lo stello del peso. Una fra tutte, spesso trascurata, è lo stress che può determinare un vero e proprio blocco metabolico. In periodi di stress aumenta la produzione di cortisolo che viene appunto chiamato "ormone dello stress". La sua maggior presenza nell'organismo determina un risparmio energetico con la maggior conservazione del tessuto adiposo. Alcuni studi hanno correlato l'aumento del cortisolo con la distribuzione addominale del grasso, meccanismo che sembrerebbe maggiormente presente nelle donne. Infatti, dal punto di vista evolutivo questo aiuta a rispondere meglio alle avversità.
Inoltre, i periodi di stress portano spesso ad un aumento dell'appetito e della fame nervosa, con la ricerca di cibi gratificanti spesso a base di zuccheri. La soluzione è agire a livello dello stress, andando a rivolgersi a professionisti specifici che aiutino in questo senso. Diverse ricerche hanno, infatti, evidenziato che la gestione dello stress sembrerebbe aiutare anche nella perdita di peso. Altro fattore che blocca la perdita di peso è la carenza di sonno. Ormai diversi studi hanno dimostrato come la carenza di riposo possa portare ad un aumento del peso corporeo e ad un rallentamento della spesa energetica. Un sonno ristoratore di almeno 7-8 ore per notte facilita il dimagrimento; al contrario l'unione di diete troppo restrittive e la carenza di sonno contribuiscono ad uno stallo del peso corporeo. Alcuni studi hanno correlato la carenza di sonno con una maggiore ricerca del cibo e con un rischio più elevato di obesità. Questo è anche dovuto ad un cambiamento nell'assetto ormonale a favore di ormoni che stimolano l'appetito, oressizzanti, a scapito di quello che lo inibiscono, anoressizzanti.
Per concludere, un consiglio finale è sicuramente quello di affidare il proprio dimagrimento a professionisti veri, non a persone senza alcuna competenza che si celano dietro grandi aziende. Il loro unico scopo è, infatti, quello di vendere prodotti a discapito spesso della vostra salute. Dimagrire non ha a che fare sono con le caratteristiche estetiche del nostro organismo ma soprattutto con la nostra salute. Inoltre affinchè i risultati siano a lungo termine è necessario imparare come e perché scegliere determinati alimenti, in un percorso di educazione alimentare che deve essere cucito su misura per ciascuno. Vanno, inoltre, presi in considerazione anche tutti quei freni ad una buona perdita della massa grassa, come i fattori psicologici, che vanno risolti o attenuati. Il nostro organismo è un sistema complesso di interazioni, guardarne solo una parte non conduce a nessun successo.
Per approfondire:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16353426/