Ora più che mai ciò che mettiamo in tavola può influenzare il nostro stato di salute. Vediamo quali sono le corrette scelte alimentari che ci permettono di prevenire le infezioni virali
Il meccanismo d'invasione dei coronavirus è stato ampiamente studiato, non sul nuovo coronavirus del quale ancora poco si conosce, ma bensì su altri ceppi virali della medesima famiglia.
Tutti i coronavirus si avvicinano alla membrana della cellula bersaglio e vi si legano mediante un recettore proteico; questo legame determina la fusione tra la coltre lipidica che riveste il virus e la membrana cellulare, determinando l'internalizzazione del virus e la liberazione del genoma virale che, successivamente, utilizza l'apparato molecolare della cellula bersaglio per produrre le proprie proteine. L'elevata produzione di proteine virali mette in forte stress l'apparato cellulare, in particolare il reticolo endoplasmatico. Lo stress cellulare determina la produzione di molecole effettrici della risposta immunitaria innata utili ad abbattere l'invasione virale. Purtroppo però, talune volte, il livello di stress può essere così forte da essere vissuto molto male dalla cellula tanto da impedire la reazione immunitaria e la conseguente distruzione del virus.
I coronavirus, oltre a ciò, sono in grado di creare vescicole lipidiche a doppia membrana attorno al genoma virale, consentendo così ai nuovi virioni, di uscire dalla cellula ed andare ad invadere altre cellule. Ma se i virioni sono rivestiti da una coltre lipidica, di quali lipidi ha bisogno il coronavirus per creare la doppia membrana dei nuovi virioni? Un altro membro della famiglia coronavirus, Hcov-229-E, è stato ampiamente studiato dal punto di vista lipidomico, osservando che il meccanismo attraverso il quale il virus ottiene i lipidi è quello classico per la formazione di tutte le membrane cellulari, mediato dalla fosfolipasi A2.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Viruses, ha chiarito che i grassi di cui il virus ha bisogno sono principalmente due omega-6: acido arachidonico e il suo precursore acido linoleico, in associazione con grassi saturi quali l'acido palmitico e il suo corrispettivo monoinsaturo, acido oleico. Il virus ha, pertanto, bisogno di due condizioni per avere una replicazione vincente:
- un forte stress
- i lipidi.
Dalla lipidomica sappiamo molto bene che l'acido linoleico è un grasso essenziale che deve essere assunto con la dieta, quindi - speculando - potremmo ipotizzare quanto acido linoleico assumiamo in base alle nostre scelte nutrizionali e, quindi, quanto acido arachidonico siamo potenzialmente in grado di produrre. Oltre a ciò è bene ricordare che vi sono naturali fonti di acido arachidonico come la carne rossa, gli insaccati, il tuorlo d'uovo e alcuni tipi di frutta secca come, ad esempio, le mandorle.
E' ormai noto che la dieta dei paesi industrializzati vede molto abbondanti le fonti omega-6 rispetto alle fonti omega-3 che, invece, presentano spiccati effetti modulanti la produzione di omega-6. Tale sbilanciamento si riflette, purtroppo, anche nella nostra risposta immunitaria alle infezioni virali.
Pertanto, in questo particolare momento, è fondamentale aiutare le nostre cellule a difendersi attraverso le scelte dietetiche, favorendo le componenti omega-3 rispetto alle omega-6. Quindi via libera a pesce, semi di lino, frutta secca come le noci e le alghe.
Altrettanto importante è la riduzione nel consumo di grassi saturi diretti da carni grasse, salumi, insaccati e prodotti industriali, così come di carboidrati a medio ed alto indice glicemico (farine bianche, prodotti zuccherini e arricchiti zuccheri) per non stimolare la produzione da parte del nostro organismo di grassi saturi, in seguito allo stimolo dato dall'ormone insulina.
A contorno di tutto ciò non dimentichiamo gli antiossidanti e le vitamine da frutta fresca e verdure di stagione per gli importanti cofattori utili al sistema immunitario.