Le intolleranze alimentari sono una bufala?

Biologia della Nutrizione

Notizie su come poter intepretare un'analisi per molti ritenuta "una bufala", come l'intolleranza alimentare, diventare uno strumento in più per risolvere un disagio metabolico che può avere il paziente

Quando si parla di intolleranze alimentari si apre sempre un vespaio di discussioni, c'è chi è a favore di queste e chi è totalmente contrario. Le intolleranze alimentari fino ad oggi riconosciute sono: 

Vi chiederete "E tutte le altre? Non sono veritiere? Sono una bufala per farci spendere denaro?". No, non sono una bufala se vengono prese in considerazione come un disturbo che l'organismo ha in quel preciso momento. In altre parole, effettuare un'analisi di intolleranza da uno specialista o in un centro di analisi può essere d'aiuto.

Se dall'analisi risulta che siete intolleranti alla farina, al lievito, al pomodoro o alle melanzane significa che il vostro intestino probabilmente ha problemi di infiammazione e che la barriera intetsinale non è ben serrata da effettuare un ottimo blocco, ma lascerà transitare anche molecole come il glutine (presente appunto nella farina) o proteine aromatiche originate dal lievito della pizza, o ancora il licopene del pomodoro, che può accentuare in un intestino irritato uno stadio d'infiammazione.

Quindi cosa si fa? Il nutrizionista chiede al paziente come sta dal punto di vista del transito intestinale, come sono le sue feci (consistenza, colore, odore) se quando mangia questi alimenti avverte dei fastidi (gonfiore di stomaco o di pancia), se ha delle scariche di diarrea o stipsi ostinata. In base alle risposte del paziente il nutrizionista intraprende la giusta via per aiutarlo.

Come? Si può ricorrere all'ausilio di fermenti appositi e con una dieta che vada a disinfiammare la mucosa intestinale. Insieme al paziente si concorda un breve periodo in cui è bene escludere determinati alimenti. I "cibi condannati" verranno poi reintrodotti pian piano nell'alimentazione e in piccole dosi osservando il comportamento dell'organismo. In questo modo si scoprirà la dose neutra di alimento, ovvero quella che non fa male. In questo modo anche un esame per molti ritenuto banale può aiutare a far star meglio un paziente,basta solo capire come interpretarlo.

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