La calvizie comune, denominata alopecia androgenetica, colpisce il 50% degli uomini ed il 25% delle donne: analizziamo insieme il problema e le possibilità di terapia medica e chirurgica
Oggi parlare di alopecia androgenetica o calvizie comune vuol dire risvegliare l'interesse di oltre il 50% degli uomini e di circa il 25% delle donne sotto i 50 anni di età. Un problema molto sentito che necessita di un inquadramento semplice e preciso.
Negli animali il ciclo pilifero è sincronizzato in modo tale che l'intero manto peloso si accresca uniformemente durante l'inverno per poi arrestare la crescita in estate. Questo tipo di crescita sincronizzata si osserva anche per i peli umani durante la vita intrauterina. Verso i 12 mesi si assiste alla formazione di un mosaico casuale nella crescita-caduta in modo che ogni capello segua un proprio ritmo indipendente dagli altri.
Questa asincronia nell'uomo continua per tutta la vita a meno che non intervengano situazioni patologiche o fisiologiche (es. gravidanza). Mentre in situazioni normali ci sarà una distribuzione uniforme dei capelli in ogni fase del ciclo pilifero.
Nel genere umano si verifica un'attività intermittente, caratterizzata da un'alternanza periodi di attività, durante i quali il capello si accresce fino a raggiungere la lunghezza massina, con periodi di riposo durante i quali il capello cessa la crescita ed infine cade essendo sostituito da un nuovo capello.
Il ciclo del capello prevede tre fasi:
1) Anagen (80-90%) o crescita che dura da 2 a 5 anni.
2) Catagen (1-2%) o fase di transizione, che segue all'Anagen, cessa la produzione ed inizia la regressione del bulbo pilifero. Questi processi involutivi durano circa 2-3 settimane e preludono alla successiva fase di riposo.
3) Telogen o fase di riposo del ciclo pilifero. Il capello insieme al suo bulbo non pigmentato è trattenuto nel canale follicolare e viene eliminato solo quando il follicolo piligero passa al successivo ciclo Anagen e quidni al nuovo capello che andrà ad occupare il canale follicolare. Il Telogen dura circa tre mesi prima di ritornare in fase Anagen o di crescita.
Tutte queste fasi non sono sincronizzate e quindi i capelli saranno sostituiti con una fase pendolare.
La calvizie comune è definita dai dermatologi come alopecia androgenetica in quanto per la sua comparsa sono necessari due fattori fondamentali:
- la predisposizione genetica o famigliare;
- gli ormoni androgeni.
La maggior parte della popolazione, specie quella maschile, presenta una predisposizione genetica o famigliare alla calvizie ma solo una percentuale, molto minore, sviluppa una calvizie significativa, grazie ad una espressione genetica variabile. Infatti poichè la predisposizione è legata a più geni, la calvizie sarà tanto maggiore quanti geni predisponenti sono ereditati dal singolo individuo.
Nei soggetti predisposti a sviluppare una calvizie si associano tre fenomeni fondamentali:
1) accorciamento della fase di crescita del capello;
2) comparsa di una fase silente del ciclo pilifero dopo la caduta del capello e la nuova fase di ricrescita tarda a comparire;
3) diminuzione del follicolo pilifero che riduce progressivamente il diametro dei capelli in ricrescita (miniaturizzazione del capello).
La miniaturizzazione progressiva interessa la radice del capello e di conseguenza il diametro del capello. I capelli normali (terminali) si trasformano, ciclo dopo ciclo, in peli ed alla fine divengono così corti da non raggiungere più la superficie del cuoio capelluto.
Una diagnosi corretta del tipo di calvizie sarà completa solo effettuando un'accurata anamnesi dello stato di salute, delle abitudini alimentari e sociali e dell'eventuale famigliarità del problema e verificando eventuali esami ematologici a disposizione. Ma ancora più importante è l'esame obiettivo, che oggi si avvale anche di strumentazione sofisticata, come il dermoscopio o tricoscopio in epiluminescenza per poter verificare, anche a forte ingrandimento (x30-x100) la situazione dei capelli e del cuoio capelluto. Si potranno così evidenziare eventuali segni di patologie presenti o pregresse come cicatrici, infezioni, ustioni o processi neoplastici o diagnosticare patologie dermatologiche.
Segno tipico della calvizie di tipo androgenetico sarà il riscontro di capelli sottili o corti rispetto a quelli normali, come pure il risconto di diradamento degli stessi sul vertice del capo ed eventualmente anche sulle regioni anteriori e medie del cuoio capelluto. Una pseudo calvizie, da trattamenti cosmetici traumatizzanti, malformazioni del fusto, infezioni fungine, tricotillomania (l'abitudine di tirare i capelli), saranno caratterizzati invece dalla presenza di capelli fratturati o chiazze di calvizie con aspetto polverulento.
Spesso i pazienti lamentano una caduta giornaliera eccessiva che viene definita come effluvio che nella maggior parte dei casi è una situazione reversibile. E' un fenomeno comune che quasi tutti sperimentiamo una volta nella vita. Può essere distinto in effluvio in telogen (fase di riposo) o in effluvio in anagen (fase di crescita).
L'effluvio in telogen è caratterizzato dalla caduta in telogen di centinaia di capelli al giorno. Le cause possono essere: malattie febbrili, malattie sistemiche croniche, stress fisici, stress psicologici, parto, diabete, anemia, diete dimagranti, iper-ipotiroidismo, farmaci, radiazioni ultraviolette. La caduta massiva inizia dopo 3-4 mesi dall'evento scatenante, può durare anche 3 mesi (la durata del telogen) ed in seguito autolimitarsi spontaneamente e i capelli riprendono il ciclo normale.
L'effluvio in anagen è molto intenso non permettendo al capello di passare in fase telogen e quindi il capello cade quando è ancora in crescita. In questo caso la caduta intensa avviene in tempi rapidi. Le cause possono essere: chemioterapia, radiazioni ionizzanti, denutrizione, farmaci. Anche in questo caso di fronte ad un fenomeno benigno e pertanto è sufficiente allontanare la causa scatenante.
Il defluvio è una caduta di capelli di entità modesta ma permanente, per la progressiva riduzione del diametro del capello. I capelli che cadono risultano in gran parte perduti. Anche in questo caso distinguiamo un defluvium in telogen e un defluvium in anagen.
Il defluvio in telogen è una caduta modesta di capelli in fase telogen ma con le caratteristiche tipiche del capello in involuzione. Con questo termine si identifica in pratica la calvizie androgenetica o calvizie comune. Le cause principali sono: nel maschio una calvizie androgenetica, una calvizie fronto-parietale ereditaria; nella femmina una calvizie androgenetica post-menopausale, da tumore secernente androgeni, da ovaio policistico, da anoressia nervosa, da deficit surrenalico, da cause ereditarie.
Il defluvium in anagen è una caduta di capelli in fase anagen dovuta alla progressiva degenerazione del follicolo pilifero dovuta a vari processi patologici: lichen planus, liche eritematoso discoide e sistemico, sclerodermia, follicolite decalvante, pseudoarea di Brocq, radiazioni ionizzanti.
Premesso che la diagnosi deve essere fatta da uno specialista dermatologo esperto, ribadiamo il concetto che le malattie vanno curate ma altresì che, in questi ultimi casi descritti, la cura non sarà per lo più risolutiva ed il paziente deve accettare che, malgrado i vari proclami, la scienza attuale non riesce a restituire completamente le unità perdute ma può frenare l'aggravarsi dei processi involutivi e stabilizzare la situazione. Tuttavia, nelle fasi precoci, un defluvio può essere curato ed anche guarito.
Premettiamo che negli anni, visto l'impatto economico generato da trattamenti per la calvizie, sono stati immessi sul mercato una serie infinita di trattamenti senza una base scientifica accettabile ma che sono facilmente reperibili da persone provate emotivamente, alla ricerca di un metodo anticaduta rapido e miracoloso. Tra questi ricordiamo: composti rubefacenti, composti fitoterapici, metodi fisici, massoterapia.
Essenziale una dieta sana ed equilibrata che prevede l'assunzione quotidiana degli alimenti della piramide alimentare. I capelli, costituiti per il 70-90% da proteine e per il resto da acqua, lipidi, pigmenti ed oligoelementi, necessitano degli aminoacidi (costituenti delle proteine) e della cistina, presente nelle uova e nel latte vaccino, indispensabile per la cheratinizzazione dei capelli e delle unghie. Una dieta povera di aminoacidi, oligoelementi, minerali e vitamine può provocare un'importante caduta di capelli con effetti reversibili se gli squilibri vengono corretti.
La terapia farmacologica deve essere mirata ed il bersaglio del trattamento medico sarà costituito spesso da un'associazione di terapie per contrastare i vari fattori che concirrono allo sviluppo della calvizie nelle sue varie forme.
Tre classi di farmaci possono trattare adeguatamente, se pur non completamente la calvizie. Si tratta essenzialmente di:
1) stimolanti dell'anagen per allungare la fase di crescita, ovvero Minoxidil, Tretinoina, Xantine, Rame peptidi, Estrogeni, Cortisonici e Melatonina, spesso usati in associazione tra loro;
2) inibitori della 5-alfa-reduttasi responsabile della trasformazione del testosterone in diidrossitestosterone, ovvero Finasteride, Dutasteride, Saw palmetto, Progesterone, Estrogeni, Cortisonici, Acido azelaico, Zinco e Vitamina B6;
3) antiandrogeni per inibire il legame tra diidrotestosterone e i recettori, ovvero Ciproterone acetato, Spironolattome, Saw palmetto, Cortisonici, Flutamide.
Naturalmente sarà lo specialista che deciderà quali, quanto e quando utilizzare questi farmaci.
Quando la terapia medica è insufficiente o è intervenuta troppo tardi, su situazioni ormai consolidate, la chirurgia della calvizie o autotrapianto, assume un ruolo fondamentale e garantisce, in mani esperte, risultati definitivi ed esteticamente molto apprezzabili.
Autotrapianto di capelli per chi?
- per coloro che desiderano recuperare un profilo estetico compromesso;
- per coloro in cui la calvizie determina problemi psicologici;
- per coloro che avvertono un'interferenza negativa nella vita di relazione;
- per coloro che si sentono esclusi da un certo contesto sociale;
- per coloro che semplicemente lo desiderano.
L'aspetto del capello è determinato geneticamente: il colore, lo psessore, la tipologia (liscio, ondulato, riccio) hanno un ruolo fondamentale per ottenere un effetto cosmetolo-camente soddisfacente.
Un soggetto con capelli neri, lisci e spessi necessita di un trapianto esclusivamente monobulbare specie nella linea frontale e poi al massimo bibulbare nelle zone seguenti. Il risultato sarà eccellente, rispettando questi criteri.
Ad un soggetto con capelli castani e con cute rosea o bruna, si potrà garantire un risultato soddisfacente senza alcun contrasto con i capelli eventualmente presenti.
I soggetti con capelli grigi o "pepe e sale" si prestano ottimamente ad un autotrapianto esteticamente ineccepibile, così come quelli con capelli bianchi o biondi.
I soggetti con capelli ricci avranno un risultato volumetricamente importante per il fatto che i capelli trapiantati tenderanno a sovrapporsi più volte su sè stessi. I soggetti femminili dovranno essere valutati molto attentamente e se uniformemente diradati, dichiarati non idonei ad un trapianto. nelle donne l'autotrapianto darà garanzie sono se la regione nucale si presenta indenne dal diradamento.
Schematizzando i momenti significativi di un autotrapianto di capelli fornendo un minimo di informazioni necessarie allo scopo di informare, ma anche per diminuire l'ansia che precede qualsiasi intervento.
- Visita e colloquio preliminare: momento fondamentale per stabilire l'idoneità medica e psicologica all'intervento.
- Pianificazione dell'intervento: se si giunge a questo momento significa che l'intesa tra operatore e paziente è stata raggiunta. Le indicazioni diverranno strettamente personali e verranno pianificate di comune accordo.
- Strategia preoperatoria: proposta chiara e realistica dell'intervento proponibile nel caso in questione. Consegna degli esemi preoperatori, lettura del consenso informato, consegna delle istruzioni preoperatorie e accordo sulla data dell'intervento.
- Il giorno dell'intervento: il personale accoglie il paziente in una sala d'aspetto riservata e ritira l'originale degli esami già comunicati in precedenza. Il medico anestesista controlla gli esami originali e visita il paziente. Si eseguono le fotografie preoperatorie, l'operatore presenta l'intera èquipe e si somministra un blando tranquillante. L'equipè si raduna per discutere il caso e dopo 10 minuti il paziente, preparato con un camice, viene condotto in una presala.
- Preparazione della zona donatrice: momento semplice ma fondamentale, si provvederà a disegnare la zona di prelievo sulla base delle informazioni già archiviate, si provvede a rasare la zona donatrice lasciando circa 2 mm di capelli. Si raserà tutto il cuoi capelluto se per il prelievo è prevista una tecnica FUE oppure solo una losanga di cuoi capelluto, corrispondente al prelievo, se è prevista una tecnica di prelievo FUT. Il paziente passa in sala operatoria.
- Monitorizzazione del paziente: pur essendo un intervento privo di rischi, la prudenza non è mai troppa ed il benessere del paziente per noi è sacro. Possiamo affermare che nessuno dei nostri pazienti ha mai avuto problemi operatori perchè vengono monitorizzati: ritmo cardiaco, pressione iniziale e a richiesta, ossigenazione periferica e centrale e al nostro paziente incannuliamo una vena che viene tenuta pervia con soluzione fisiologica dove, al bisogno di potranno, in qualsiasi momento iniettare farmaci o sedativi.
- Anestesia della zona donatrice: vengono delicatamente anestetizzati i due nervi occipitali e quindi si completa l'anestesia che già nel giro di 30 secondi avrà fatto effetto, ma si attendono circa 10 minuti per sfruttare la vasocostrizione che si ottiene con l'uso dell'anestetico adatto.
- Prelievo delle unità follicolari: nel caso di prelievo con tecnica FUE il paziente viene rasato e le unità follicolari vengono estratte per mezzo di un micro bisturi circolare il cui diametro è in media di circa 0,9 mm. Quindi un vero e proprio carotaggio delle unità follicolari che in seguito guariranno da sole lasciendo però una piccola cicatrice puntiforme. Nel caso del prelievo con tecnica FUT i cappelli non vengono rasati in toto ma solo sulla porzione di losanga (strip) che poi verrà prelevata e suturata accuratamente dal chirurgo: subito dopo il prelievo i capelli nasconderanno completamente la sutura e quindi non si vedrà nulla. A distanza di tempo residuerà una sottile cicatrice nella sede del prelievo che sarà facilmente mascherata anche con capelli molto corti. In ambedue i casi le unità follicolari, estratte nel primo caso, e divise al microscopio nel secondo caso, saranno controllate dal personale specializzato e preparate in modo da poter essere trapiantate nella zona ricevente.
- Preparazione dei trapianti: al microscopio a sei ingrandimenti, le unità follicolari con il loro lobo indenne, saranno preparate e disposte su delle garze sterili in 5 file da 10 unità follicolari pronte ad essere inserite nella zona donatrice. Fase delicatissima eseguita da personale altamente specializzato e preparato.
- Le microincisioni: che riceveranno le unità follicolari, che nel frattempo vengono preparate dall'èquipe, vengono fatte dal chirurgo che utilizza un micro bisturi apposito di dimensioni di circa 0,8 mm. I primi trapianti vengono inseriti in tempi rapidi per rendersi conto della facilità di immissione e della profondità delle microincisioni. Mentre si procede con le prime 1000 incisioni le assistenti hanno avuto il tempo di preparare le unità da inserire e continueranno a farlo, mentre il chirurgo ed un assistente procedono al trapianto. In media vengono trapiantate circa 3000 unità follicolari che corrispondono a circa 4500 capelli.
- Tempi operatori: sono lunghi ma agevoli per il paziente che è in posizione comoda e rilassante. In media necessiteranno dalle sei alle otto ore di intervento, con un intervallo di circa 30 minuti per rifocillare il paziente e l'èquipe. Nel primo pomeriggio si procederà all'inserimento della seconda parte delle unità follicolari pronte e questa seconda fase, sempre con il controllo del chirurgo, viene eseguita delle assistenti più preparate. A termine dell'intervento il paziente verrà deterso e accompagnato in sala d'attesa per le ultime istruzioni.
- Postoperatorio: è abbastanza agevole per il paziente che per la prima notte dovrà usare un cuscino da aereo, che gli verrà fornito, in modo da evitare sfregamenti nelle zone trapiantate. Dopo tre giorni un'infermiera procederà al primo lavaggio del cuoio capelluto trapiantato e dopo 8-12 mesi il paziente dovrebbe ritornare per controllare la crescita e i risultati. Naturalmente siamo a disposizione in qualsiasi momento per evntuali dubbi o piccoli problemi.
In linea di massima i risultati di un autotrapianto sono molto soddisfacenti sia per noi che per il paziente che alcune volte ritorna da noi, dopo molti anni, per un eventuale secondo trapianto in un'altra zona che nel tempo (in media 10-15 anni) si è diradata, mentre la trapiantata è indenne perche è capelli trapiantati mantengono il codice genetico della regione di provenienza.
Sulla base dell'esperienza maturata in alcuni decenni possiamo affermare che il problema della calvizie androgenetica, con le dovute eccezioni, è risolvibile con soddisfazione dell'operatore e del paziente e quindi si può affermare che "oggi la calvizie è una scelta".