Bambini: i campanelli d'allarme da non sottovalutare

Logopedia

Parliamo di sviluppo del linguaggio nei bambini. Ecco quando cominciare a prestare attenzione

La comunicazione verbale

La comunicazione verbale inizia da piccoli e con cambiamenti significativi già in età precoce osservabili e misurabili. Il bambino impara a comunicare prima ancora di imparare a parlare.

La comunicazione da non intenzionale dei primissimi mesi (perlopiù si tratta di segnali comunicativi, quali sorriso o pianto corrispondenti a situazioni di benessere o di malessere) a quella intenzionale (stiamo parlando di produzioni vocaliche e i classici sorrisini intenzionali dati in risposta alla mamma). Dopo ciò si passa all'acquisizione delle prime paroline di norma sono i nomi dei familiari più vicini al piccolo/a, o ad esigenze di tipo primario quale mangiare, bere anche se in forma contorta e che molte volte risulta comprensibile solo ai familiari che trascorrono il maggior tempo possibile con il bambino.

Lo sviluppo del linguaggio segue delle tappe principali, definite già precedentemente da nomi che hanno fatto storia (Piaget,Bruner, Vygotskj ) e senza dilungarsi oltre, anche per non perdere il filo del discorso, qui si sta semplicemente discorrendo su eventuali problematiche per aiutare dei neogenitori, nel senso che vuole essere un'informazione e non un acculturamento che riguarda le tappe dello sviluppo, anche perchè, percorriamo una strada già asfaltata dai grandi (vedi esempi di nomi messi in parentesi).

Esiste una stretta correlazione tra lo sviluppo  linguistico e lo sviluppo senso motorio, cognitivo-relazionale ed emotivo affettivo di ogni bambino. È importante sottolineare che ogni bambino segue un proprio ritmo personale di sviluppo che in linea di massima deve essere rispettato. Può a tal proposito ritornare utile anche consentire delle esperienze di stimolazione senso-motoria, di giochi linguistici e di imitazione che portano ad una crescita e ad una evoluzione.

Le tappe di sviluppo perciò possono variare nei tempi e nei modi senza destare particolari preoccupazioni. Questo non significa che se un genitore noti un ritardo nei tempi di acquisizione debba attendere e sperare in un effetto magico e che il linguaggio compaia come la colomba dal cilindro del mago. Tutt'altro bisogna saper riconoscere i "campanelli d'allarme", tenere presenti alcuni precisi indicatori e degli esempi sopracitati.

Parlo delle famose 50 parole entro i 18 mesi in produzione, anche se possono essere comprensibili soltanto ai familiari stretti, in questa fase non è importante, o quanto meno non è di vitale importanza, mentre in comprensione dovrebbero essere circa 150. Per inciso spieghiamo più chiaramente cosa intendiamo: di norma, ma non è detto che debba essere cosi per tutti, il bambino in questa fascia d'età anche se produce all'incirca cinquanta parole, sarà in grado di comprenderne molto di più.

Questa è una fase molto importante da osservare o se è gia trascorsa da ricordare con le dovute attenzioni e raccontare in seguito agli specialisti che si andranno ad interfacciare con il bambino/a e con i suoi familiari. A ragion di cio è soprattutto intorno ai 24 mesi che va prestata attenzione in modo tale da poter individuare quali sono le difficoltà e poter cosi intervenire in modo adeguato. Spesso però si arriva molto più tardi.

Il logopedista può effettuare a tal proposito una valutazione del linguaggio anche in bambini piccolissimi,soprattutto attraverso il gioco,di conseguenza può intraprendere un percorso di riabilitazione mirato per accompagnare , supportare  e favorire lo sviluppo armonioso del bambino,da sottolineare però che deve esserci l'approvazione dei medici competenti in materia .

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