Quali sono le cause del tunnel carpale e quali i sintomi? Vediamo come gestire questa problematica attraverso un approccio osteopatico
La sindrome del tunnel carpale è uno dei disturbi più comuni tra gli intrappolamenti dei nervi periferici. Colpisce con maggior incidenza le donne, per la precisione tre volte in più rispetto agli uomini. Si manifesta nel momento in cui il nervo mediano viene compresso all’altezza del polso nel cosiddetto tunnel carpale.
L’osteopatia può essere un’arma preziosa nella gestione di questa problematica. Un esame osteopatico posturale ben eseguito unito ad un’anamnesi precisa può servire ad individuare nello specifico la localizzazione dell’intrappolamento del nervo e monitorare l’evolversi del processo patologico.
Il trattamento manipolativo osteopatico può essere utilizzato per integrare la gestione “classica” della problematica e per eliminarne la sintomatologia. Ad oggi i benefici che l’osteopata può offrire alle persone che soffrono di questa problematica sono ancora poco diffusi.
Il tunnel carpale è formato dal legamento trasverso del carpo, ovvero una banda di fibre che si estende orizzontalmente dalle ossa carpali mediali (uncinato e pisiforme) a quelle laterali (scafoide e trapezio). Possiamo considerare questo legamento come il “tetto” del tunnel, mentre il pavimento, o meglio la porzione posteriore, è composto dalle ossa carpali riportate in precedenza.
Il nervo mediano e i tendini flessori delle dita passano attraverso il tunnel carpale. Questo importante nervo origina dalla colonna cervicale e va ad innervare gran parte dei muscoli dell’avambraccio e della mano, permettendone il movimento e la percezione della sensibilità.
La sindrome del tunnel carpale è il risultato di una combinazione di fattori che aumentano la pressione sul nervo mediano e sui tendini flessori portando ad infiammazione. Le cause possono essere classificate in anatomiche, occupazionali e sistemiche.
Anatomiche:
anomalie presenti fin dalla nascita come un tunnel carpale più stretto;
una distorsione, una frattura di una o più ossa del carpo o del polso;
la presenza di cisti, un lipoma o un mieloma che ostacola il passaggio delle strutture nel canale.
Occupazionali
Non abbiamo abbastanza dati per affermare con certezza che lavori richiedenti prese forti o movimenti ripetuti con la mano possano portare a tale condizione patologica (musicisti, persone che lavorano con PC e mouse, sarte, carpentieri, macellai...); malgrado ciò, è sicuramente un aspetto che deve essere preso in considerazione. Le lesioni da stress ripetuto possono portare ad un’infiammazione dei tendini flessori e di conseguenza allo sviluppo della sindrome del tunnel carpale.
Sistemiche:
condizioni di diabete, ipertiroidismo e obesità sono strettamente correlabili alla sindrome del tunnel carpale;
la gravidanza, per fattori ormonali che influenzano ritenzione idrica e rigonfiamento dei tessuti corporei;
la presenza di infiammazione cronica come nel caso dell’artrite reumatoide;
altre condizioni tra cui myxedema, amiloidosi, sarcoidosi, leucemia e malattia di Lyme.
Uno degli elementi più importanti per la diagnosi di sindrome del tunnel carpale è l’insieme dei sintomi percepiti e riferiti dal paziente. Tendono a presentarsi in maniera progressiva, hanno una correlazione con i movimenti della mano e del polso; possono risalire e diffondersi a livello dell'avambraccio e spesso vengono percepiti durante la notte.
In presenza di tale condizione viene solitamente riferito:
- bruciore, formicolio, intorpidimento al palmo della mano e alle dita (pollice, indice e medio in particolare);
- difficoltà ad afferrare piccoli oggetti o eseguire attività manuali a causa della mancanza di forza;
- difficoltà a stringere il pugno con le dita;
- necessità di scuotere la mano o il polso.
Gli esami fisici, che vengono condotti sul paziente, hanno lo scopo di riprodurre la sintomatologia ed è per questo motivo che vengono chiamati “esami provocatori” (test di Phalen e test di Tinel). Tuttavia, la positività a questi test deve essere interpretata dallo specialista come una prima indicazione per sottoporre il paziente ad esaminazioni più specifiche.
L’elettromiografia, ovvero lo studio della conduzione nervosa, è l’esame diagnostico più indicato ed utilizzato per diagnosticare la sindrome del tunnel carpale e localizzare la zona di intrappolamento del nervo. Queste misurazioni consentono la classificazione della sindrome e danno la possibilità al medico di indicare in base al danno il trattamento più adatto, che sia conservativo o chirurgico.
Attualmente, gli esami strumentali come l’ecografia muscoloscheletrica e la risonanza magnetica non vengono utilizzati per diagnosticare questa condizione. Possono essere utilizzati nel caso si sospettino difetti anatomici o cambiamenti post-chirurgici come la formazione di cicatrici.
Il trattamento standard per i pazienti con sindrome del tunnel carpale include:
- riposo;
- immobilizzazione del polso;
- stop dalle attività che provocano dolore;
- somministrazione di antinfiammatori non steroidei (FANS).
È qui che il trattamento osteopatico si colloca. La continua crescita di conoscenza, gli studi pubblicati e la pratica clinica quotidiana sottolineano i risultati positivi del trattamento nei pazienti con tale condizione, seppur ancora poco consigliato come strumento di cura.
L’osteopatia è una terapia manuale che si pone come obiettivo il promuovere l’ottimale funzione e salute delle diverse parti del nostro corpo. Da terapia manuale non utilizza alcun tipo di macchinario o farmaco per valutare e trattare il paziente, ma unicamente le mani del professionista.
Le terapie conservative, ovvero quelle appena citate, sono efficaci in circa l’80% dei pazienti. Se non si ottenessero risultati con l’approccio conservativo o la condizione risulti essere “conclamata” e di grado avanzato, si passerebbe all’uso di anestetici locali, iniezioni di corticosteroidi e infine al trattamento chirurgico.
Il trattamento osteopatico consente di gestire in maniera non invasiva la problematica e ottenere una riduzione o la scomparsa del dolore. Questo grazie all’ampio bagaglio di tecniche che l’osteopata ha a sua disposizione, tra cui l’allungamento dei tessuti molli, la manipolazione spinale, le tecniche di energia muscolare e un’approfondita conoscenza dell’anatomia umana.
L’osteopata eseguirà diversi test per ricercare la causa del dolore. Le principali zone di indagine sono quelle che offrono passaggio o danno origine al nervo mediano:
le ossa carpali della mano poiché il loro spostamento può influenzare l'anatomia del tunnel carpale e quindi aumentarne la pressione;
il polso, le ossa (radio e ulna), i muscoli e la membrana interossea dell’avambraccio;
tutto il distretto muscolare e scheletrico della spalla, dunque la clavicola e la scapola;
la colonna cervicale.
Una volta individuata la causa, il trattamento aiuterà ad alleviare la pressione del tunnel carpale, ad allungarne i tessuti, a migliorare il movimento delle ossa metacarpali e carpali, ad aumentare la lunghezza del legamento trasverso del carpo, a migliorare la circolazione della zona e la funzionalità dei nervi. Inoltre, un piano di cura che inglobi anche esercizi fisici come l’attività di stretching può agevolare la guarigione e prevenire eventuali recidive. Anche nei casi “più gravi”, dove è necessario intervenire chirurgicamente, l’aiuto dell’osteopatia può accelerare i tempi di guarigione e quelli di recupero.