La maggior parte delle malattie infettive nel bambino possono essere prevenute attraverso i vaccini ma è bene che i genitori possiedano le informazioni di base per riconoscerle
Spesso fonte di preoccupazione per i genitori, che talora si sentono impotenti e angosciati di fronte alla comparsa dei sintomi, le più comuni malattie infettive si manifestano in molti casi con la comparsa di un esantema, un'eruzione cutanea di forma variabile, associato a malessere generale e febbre.
Queste manifestazioni cutanee compaiono prima in sedi specifiche, per poi diffondersi su tutto il corpo. La comparsa dell'esantema indica, tuttavia, la fine dell'incubazione delle malattie e, in certi casi, anche la fine della fase infettiva.
Oggi molte di queste malattie, che sono molto contagiose, si possono prevenire grazie al ricorso ai vaccini che vanno attentamente pianificati con l'aiuto del proprio pediatra di famiglia.
Tra le malattie esantematiche più diffuse, il morbillo è molto contagioso, al punto che una persona non immune a contatto con un malato ha 9 probabilità su 10 di infettarsi. Il morbillo si presenta con un'eruzione tipica sulla pelle, febbre elevata, tosse, congiuntivite e raffreddore, mal di testa e dolori muscolari. Si trasmette con la saliva e i primi sintomi appaiono una decina di giorni dopo il contagio. L'eruzione, che compare dopo 3-4 giorni di febbre elevata (fino a 40°), dolori diffusi e occhi arrossati, è spesso preceduta da lesioni interne alla bocca (piccole macchie rosse sul palato e macchie bianche all'interno delle guance). L'eruzione si estende poi al viso, collo e dietro le orecchie, da qui scende verso il torace e gli arti, fino ai piedi nell'arco di 72 ore. Si presenta inizialmente con macchie rosse separate, che poi tendono a confluire e ad assumere l'aspetto di papule, piccoli rilievi. Dopo la comparsa delle macchie i sintomi tendono a scomparire, fatta eccezione per la tosse; il morbillo è una malattia che di solito si risolve spontaneamente, talvolta però non lesina effetti collaterali anche gravi.
Quanto alla terapia, non esistono cure specifiche, ma ci si deve limitare ad alleviare i disturbi, dalla febbre alla tosse fino alla congiuntivite. Data la sua potenziale gravità, in ogni caso, è altamente consigliata la vaccinazione (il cosiddetto vaccino MPR), che protegge contemporaneamente da morbillo, parotite e rosolia.
Detta anche Rubeola, la rosolia è molto simile al morbillo, anche come modalità di comparsa, ma l'eruzione ha un colore più rosato e meno acceso. Molto contagiosa, ad andamento epidemico, colpisce soprattutto bambini e giovani ed è molto pericolosa se contratta dalle donne in gravidanza, specie nei primi tre mesi. Essa infatti può causare gravi malformazioni al feto quali ritardo mentale, mutismo, anomalie al cuore, microcefalia (ridotte dimensioni del cranio), sordità e cataratta.
L'infezione avviene tramite la saliva e l'incubazione dura circa 20 giorni. I primi sintomi della rosolia sono febbre moderata, rinite, congiuntivite e infiammazione della gola. Nel giro di un giorno, poi, compaiono le macchie, assieme ad un gonfiore doloroso dietro le orecchie e nella parte posteriore del collo. L'eruzione consiste in macchie rosse in rilievo che appaiono prima dietro le orecchie e sulla fronte, poi su tutto il corpo e, in genere, spariscono dopo tre giorni.
La cura migliore è il riposo e generalmente non sono necessari farmaci. Quanto alla prevenzione, il vaccino MPR (Morbillo-Parotite-Rosolia) è uno strumento efficace e sicuro, fortemente consigliato alle ragazze in pubertà.
Comunemente chiamata "orecchioni", la parotite è causata da un virus e comporta un doloroso ingrossamento delle parotidi, le ghiandole poste sotto le orecchie. Colpisce bambini di qualsiasi età (in genere tra i 5 e i 9 anni) e si trasmette per via aerea. Solitamente dopo 16-18 giorni dal contagio, insorge la febbre (può sfiorare i 39°) e un malessere diffuso, seguiti dopo 24-48 ore da gonfiore delle ghiandole, dolore alla masticazione e alla deglutizione.
Nei bambini non causa complicazioni; se contratta da soggetti maschi dopo la pubertà, invece, può provocare un'infiammazione ai testicoli (orchite).
Il periodo di massima infettività della parotite va da 7 giorni prima della comparsa del gonfiore fino a 10 giorni dopo. Va comunque notato che, in un soggetto su tre la parotite non causa ingrossamento delle parotidi, ma solo di altre ghiandole salivari più interne, rendendo più difficile la diagnosi.
Essendo una malattia virale, non esistono cure specifiche, nemeno per prevenirne le complicazioni. In ogni caso, i soggetti affetti devono evitare cibi piccanti, salati o acidi, perchè mal tollerati. La vaccinazione (con il vaccino MPR) è fortemente consigliata, anche se alcuni bambini vaccinati contraggono comunque la parotite.
E' provocata da un batterio e si manifesta con un eritema che esordisce nelle pieghe cutanee (ascelle, collo e inguine) per poi diffondersi a tutto il corpo. Il volto appare rosso, con una zona pallida intorno alla bocca, la "pelle d'oca" e la lingua ricoperta di una patina biancastra. Colpisce prevalentemente i bambini in età compresa fra 3 e 7 anni, mentre il contagio avviene per via aerea. Il periodo di incubazioneè compreso tra 2 e 5 giorni, dopodichè compaiono febbre, vomito, mal di testa e infiammazione della faringe. L'esantema si manifesta quindi sotto forma di piccoli elementi a "capocchia di spillo", fittissimi e dicolore rosso scarlatto, prima sul bacino, poi sul tronco, infine sulle estremità degli arti e sul volto, fatta eccezione per la zona intorno alla bocca e il mento. La malattia dura circa 3 settimane e non comporta solitamente complicazioni. Il trattamento più adeguato è basato sull'assunzione di antibiotici: la guarigione clinica e infettiva si verificherà dopo 48 ore, ma la terapia dovrà essere protratta per 10 giorni per espellere il batterio dalla faringe.
Causata da virus, la varicella è anch'essa estremamente contagiosa. Colpisce generalmente in età scolare ed è caratterizzata dalla comparsa sulla pelle di un'eruzione molto pruriginosa. L'esantema, che dal torace si estende alla testa e al volto, attraversa diverse fasi: la papula (piccola massa solida in rilievo); la vescicola (minuscola raccolta di liquido sotto la pelle); la pustola (piccola raccolta di pus); infine la crosta, che si forma dal processo di riparazione delle ferite.
Il contagio può avvenire per via diretta (il contatto con le eruzioni cutanee) o per via aerea, mentre il periodo di incubazione si aggira tra 14 e 18 giorni. L'eruzione, invece, dura mediamente 8-12 giorni, anche se alcune cicatrici possono persistere in caso di eccessivo sfregamento delle ferite, essendo il pruruto molto fastidioso, specie sul volto. Per alleviarlo si può cospargere la pelle con talco mentolato e somministrare un antistaminico per via orale. La febbre alta invece va abbassata con un antipiretico ma, attenzione, è necessario evitare i farmaci a base di acido scetilsalicilico. Nel caso d'infezione a un bambino è consigliabile poi fargli indossare biancheria di cotone, tenergli le unghie pulite e corte e lavarlo velocemente sotto la doccia, asciugandolo senza sfregare le lesioni. Anche per la varicella la vaccinazione è fortemente consigliata.
Questa malattia provoca lesioni alle mucose dei bronchi e dei bronchioli, con conseguente broncispasmo (difficoltà respiratoria dovuta all'infiammazione). Colpisce soprattutto i bambini in età scolare, il cui contagio avviene per contatto con la saliva espulsa con la tosse. I sintomi compaiono in un periodo variabile da 6 a 20 giorni dal contagio, mentre l'infezione si può trasmettere anche prima dell'inizio degli accessi di tosse, fino a 3-4 settimane dopo.
La pertosse comporta un'infezione delle alte vie respiratorie, caratterizzata da tosse (prima solo notturna, poi più intensa e anche diurna), starnuti e secrezioni nasali, con febbre minima o assente. Dopo circa una settimana si verificano i tipici accessi convulsivi, che si protraggono per altre 2-4 settimane, spesso accompagnati da vomito e cianosi (pelle bluastra).
Nei lattanti, invece, la malattia è particolarmente grave, perchè gli accessi di tosse possono provocare crisi di apnea e difficoltà di alimentazione. La pertosse deve essere trattata con antibiotico e se colpisce un binbo sotto i 6 mesi (o un paziente a rischio di complicazioni), è consigliabile l'ospedalizzazione.
Tra le altre malattie esantematiche, ricordiamo la scarlattina abortiva o quarta malattia, una forma infettiva dovuta probabilmente ad un batterio, che causa lesioni simili alla scarlattina, di cui rappresenterebbe secondo alcuni una forma attenuata. Colpisce in prevalenza i bambini, in genere dura pochi giorni e guarisce spontaneamente. La terapia per la quarta malattia è antibiotica, associata ad antipiretici in caso di febbre alta. Di norma non comporta conseguenze, neanche se contratta in gravidanza, ma in rari casi può provocare complicazioni ai reni. Per questo, è consigliabile a due settimane dalla guarigione un esame delle urine.
Nel megaloeritema o quinta malattia, l'esantema invece compare in tre stadi: prima le guance diventano rosse; poi si estende a tronco, arti e natiche; nel terzo stadio si verifica uno schiarimento irregolare e si forma un esantema a forma di riticolo, che può persistere per 20-40 giorni e ripresentarsi dopo uno sfregamento, un bagno o un esercizio fisico.
L'esantema critico o sesta malattia si manifesta invece con un'eruzione simile a morbillo e rosaolia, che interessa torace, collo e arti e insorge dopo 3-4 giorni di febbre alta, tra i 39° e i 40°. l'esantema critico è dovuto a un virus e colpisce quasi esclusivamente i bambini tra 6 settimane e 3 anni: le lesioni durano aolo un paio di giorni circa, senza conseguenze per la pelle, e la terapia si basa sul riposo e l'assunzione di antipiretici.
La malattia mano-piede-bocca, invece, è un'infezione virale che colpisce soprattutto i bambini. Si manifesta con arrossamenti della mucosa della bocca, della lingua e del dorso di mani e piedi, che evolvono in ferite dolorose in bocca e sulla lingua e piccole vescicole sugli arti, con febbre, mal di testa e malessere generale. Il decorso dura circa una settimana e la terapia consiste in riposo e nella somministrazione di antipiretici.