Gli squilibri posturali sono il risultato di alterazioni primarie che inducono degli adattamenti. La comparsa di sintomi è segno di uno scompenso. Un intervento correttivo che vada ad agire sugli adattamenti, non sulle cause, può aggravare il tutto
L'equilibrio posturale è il risultato dell'elaborazione a livello cerebrale di numerose informazioni recettoriali (visive, plantari, uditive, tattili, muscolari, vestibolari, dentali, dalle articolazioni temporo-mandibolari etc) che consentono di far arrivare ai centri cerebrali importantissime informazioni provenienti dall'ambiente esterno e interno del nostro corpo, al fine di mantenere l'equilibrio e regolare l'assetto del corpo, quindi la postura. Questo significa che i diversi sistemi recettoriali (piede, occhio, bocca, orecchio, denti, mandibola etc) sono strettamente correlati tra loro e, pertanto sono in grado d'influenzarsi reciprocamente.
Ne deriva che lo squilibrio posturale é il risultato di una serie di eventi complessi che prevedono vari compensi al fine di rispettare tre priorità fondamentali per il benessere del nostro organismo: mantenimento dell'equilibrio, del confort (non dolore) e risparmio energetico. Il nostro corpo, pertanto, va incontro ad una serie di adattamenti pur di mantenere l'equilibrio, evitare, se possibile, il dolore e risparmiare energia (limitando lo stress indotto dallo squilibrio posturale). Questi adattamenti avvengono, nelle migliori delle ipotesi soprattutto a livello del cingolo pelvico (bacino), del cingolo scapolare, della mandibola e, quindi del piede.
L'organismo usa queste aree per evitare distorsioni della colonna vertebrale che contiene una struttura nobile quale é il midollo spinale. Il coinvolgimento della colonna vertebrale con la comparsa di scoliosi é pertanto un evento che si verifica quando questi sistemi tampone non riescono più a compensare o quando hanno raggiunto il proprio limite compensativo. Tutto ciò comporta che quando un paziente presenta un'alterazione funzionale o strutturale di una parte del corpo (ad esempio: squilibrio dell'appoggio del piede, malocclusione, squilibrio del recettore visivo etc), questo deve essere valutato nel contesto dell'intero assetto posturale onde evitare di trattare uno squilibrio che, in realtà, rappresenta un compenso ad un alterazione di un'altra struttura o funzione.
Ad esempio la bocca, pur presentando una malocclusione, potrebbe svolgere, un ruolo compensativo di uno squilibrio dell'appoggio del piede (o viceversa). In questo caso il trattamento ortodontico potrebbe eliminare tale adattamento facendo si che il corpo cerchi un altro compenso ad un livello diverso, magari inducendo la comparsa proprio di un'alterazione dell'assetto della colonna vertebrale. Può capitare così, che a seguito di un trattamento ortodontico o, viceversa, dopo il posizionamento di un plantare, possano comparire nuovi sintomi o nuove alterazioni legate alla perdita dell'adattamento posturale precedente.
Prima, quindi, di un intervento sulla bocca, sul piede, sull'occhio o altre parti del corpo, sarebbe sempre necessario effettuare una corretta valutazione posturale al fine di distinguere gli squilibri causativi da quelli adattativi così da poter agire sempre prima sulle cause e, solo successivamente, se necessario, sugli adattamenti.