Trattamento eziologico integrato con posturologia e osteopatia dell'ernia del disco
L'osteopatia è strettamente legata alla posturologia, che studia la postura, cioè la posizione del corpo nello spazio. Con un'attenta analisi posturale è infatti possibile aumentare l'efficacia del trattamento osteopatico. L'osteopatia agendo sulle cause, consente di modificare l'attività dei regolatori posturali e di integrare le informazioni, restituendo una postura equilibrata.
Per postura s'intende la strategia impiegata dal sistema neuro-muscolare e scheletrico per rimanere in equilibrio, reagendo alla forza di gravità nella maniera più economica possibile.
L'osteopatia è un sistema di prevenzione e trattamento, basato sul contatto manuale e sulla tendenza intrinseca del nostro corpo ad auto-curarsi, se debitamente incoraggiato.
Per parlare di ernia del disco dobbiamo spiegare cosa è il disco intervertebrale.
Il disco intervertebrale è un vero e proprio ammortizzatore naturale, interposto tra una vertebra e l'altra con lo scopo di attenuare le pressioni sviluppate durante i movimenti. E' una struttura fibrocartilaginea che connette due vertebre adiacenti. Consente un movimento limitato tra le vertebre, a flessione e ad estensione nei piani frontale e sagittale e una relativa torsione.
Il disco intervertebrale (contenuto fra tutti i tipi di vertebre) comprende due sottostrutture concentriche, esternamente, l'anulus fibrosus che circonda al suo interno il nucleo polposo.
L'ernia del disco intervertebrale, o ernia discale, è il risultato della rottura dell'anulus fibroso del disco intervertebrale con relativa dislocazione e fuoriuscita del nucleo polposo in toto o di parte di esso che potrà comprimere le radici nervose con la sintomatologia della lombosciatalgia o cervicobrachialgia.
Protrusioni ed ernie del disco portano come evoluzione morfologica della colonna ad una retrazione muscolare (per azione sulle aponeurosi) per fissare nel tempo una nuova postura di tipo antalgico per fronteggiare il quadro complessivo. L'azione sulle aponeurosi (attraverso le tensioni isometriche) può talora risultare coadiuvante, accelerante del fenomeno disidratativo, del materiale discale estruso. Questo è il massimo obiettivo della ginnastico posturale: tentare di far ridurre il volume dell'ernia attraverso le modifiche delle tensioni sulle aponeurosi, catene statiche.
A livello osteopatico spieghiamo come sono posizionate le vertebre nel caso di una lomboscitalgia dx con ernia discale L5/S1: in tal caso avremo L5 inclinato a sx (side sx) e ruotato verso sx (rotazione sx), siamo quindi nella 2° legge di Fryette in E (ossia il tratto lombare è in E).
Da noi vengono pazienti a cui fa male la schiena o che hanno un'ernia discale (in genere postero-laterale). Quando siamo in E abbiamo una compressione, iper-contatto (sulle superfici articolari o il disco) verso indietro, il disco quindi è spinto in avanti ed inoltre se abbiamo un side sx e una rotazione sx, il disco uscirà sul lato dx avendo in tal punto una ripercussione radicolare con relativa lombosciatalgia dx.
A livello antalgico il paziente metterà carico sul lato dx (per chiudere lo spazio da dove esce l'ernia, altrimeneti continuerebbe a fuoriuscire), aumenterà il peso dal lato della lomboscotalgia. Aumentando il carico, aumenterà l'iperlavoro e la lombosciatalgia si infiammerà sempre di più.
Quando testiamo il sacro troviamo un asse obliquo sx (che è una lesione di accomodamento di L5). L'osteopata tratterà L5, L4, L3, và a trattare il tratto lombare, il sacro (il sacro sarà in F); si và a ridare movimento. Cerchiamo di riposizionare lentamente la vertebra e poi andare a raddrizzare il sacro, tenderemo a ridurre lo spazio stando attenti a non creare dolore perchè la radice nervosa è irritata; con le tecniche funzionali si può fare.
Da ricordarci che l'ernia fuoriesce dalla parte opposta da dove si carica. Da ricordarsi che il side dal lato ove esce l'ernia discale, non si effettua durante la tecnica per non aggravare il quadro clinico.
Nelle ernie discali trattare, poichè ne sono interessati, soprattutto il muscolo PSOAS bilateralmente (avremo un accorcialmento del muscolo maggiore a sx per via della torsione verso dx del sacro per accomodamento ad L5 che ruota a sx e tra l'altro il paziente con lombosciatalgia dx è, per l'appunto, inclinato ed anteflesso quindi accorciato verso sx) e il muscolo piriforme bilateralmente. Trattare inoltre il muscolo quadrato dei lombi (volgarmente chiamato fascia lombare).
In presenza di una disfunzione non patologica il trattamento osteopatico è molto efficace e di rapidissima risoluzione e se poi tale disfunzione dipende per esempio da una postura sul banco di scuola o a lavoro sbagliata, si può proseguire successivamente con la ginnastica posturale del posturologo che servirà a consolidare consapevolmente una postura più corretta ed evitare di nuovo l'insorgenza della disfunzione sintomatica.
Le anomalie dell'assetto posturale sono sempre la risultante di una regolazione non corretta e non ha senso rieducare la postura se non si sono individuate le cause primarie che le determinano. L'osteopata, agendo sulle cause, consente di modificare l'attività dei regolatori posturali e di integrare le informazioni, restituendo una postura equilibrata.
- un trattamento per la 1° settimana;
- un trattamento per la 2° settimana;
- dopo 15 giorni rivedere il paziente inserendo la ginnastica posturale.
Un trattamento posturale di fondo non deve essere breve. Il paziente viene per un dolore ma questo, nel caso in cui sia d'origine posturale, è soltanto l'ultima manifestazione di uno squilibrio posturale instauratosi e consolidatosi nel tempo. Ci vuol tempo, non meno di 30 terapie, per riarmonizzare il sistema mio-osteo-articolare.
La figura del vero posturologo e osteopata qualificato, in grado di effettuare corrette valutazioni biomeccaniche e morfologiche, si deve identificare in soggetti con laurea sanitaria (oltre ovviamente ai medici, anche in figure sanitarie quali fisioterapisti ecc..) che abbiano conseguito specifici diplomi e master post-laurea in Posturologia e Osteopatia; che pertanto abbiano un approccio globale del paziente e possano dare risposte esaustienti ai pazienti e siano di valido supporto per i medici per la totale presa in carico: un corretto lavoro di equipe a totale beneficio della collettività.