I trattamenti somatici dei disturbi della sfera ansiosa

Psichiatria

Mai come in periodi come quello che si sta affrontando l’ansia, intesa come risposta naturale dell’organismo agli eventi stressanti, può aumentare di frequenza ed intensità fino a diventare un vero e proprio disturbo invalidante di mente e corpo

Durante questo complesso periodo storico, in cui sia gli operatori sanitari sia i cittadini hanno affrontato l'allarme SARS-COVID-19, i sistemi che il nostro organismo ha per rispondere alle situazioni di stress sono stati messi alla prova come raramente lo sono stati.

Esiste una normale risposta allo stress, mediata da molteplici sistemi endocrini e nervosi, che permette ad ogni individuo di fronteggiare gli eventi quotidiani, anche quelli più difficili. Quando però lo stimolo stressante supera un certo livello (soggettivo od oggettivo) si possono sviluppare dei sintomi, spesso della sfera ansiosa.

Ansia: una risposta fisiologica

E' doveroso premettere che l'ansia è una risposta fisiologica e spesso funzionale alle situazioni stressanti; è quando la frequenza o l'intensità della stessa sono eccessive che si può configurare una sindrome meritevole di un trattamento psicoterapeutico o medico o entrambi. Succede talora che i sintomi caratteristici compaiano anche in assenza di "stressors", configurando quindi una vera e propria sindrome psichiatrica.

Non si entra nel merito dei complessi sistemi diagnostici attualmente in voga, anche perchè spesso dimenticano la persona ed il proprio éntourage, concentrandosi su un mero elenco di sintomi.

Ansia: sintomatologia e interventi terapeutici

Quando i sintomi ansiosi, sia psichici sia fisici (respiratori, cardiaci, gastrointestinali, muscolari ecc...) diventano disturbanti è allora necessario un intervento medico; va da sé che prima di correlare qualsiasi disturbo all'ansia è necessario aver escluso ogni possibile causa medica dello stesso.

Quando la fenomenica clinica è moderata si ottengono spesso buoni risultati con trattamenti psicologici, meglio se orientati sul corporeo (mindfulness, tecniche di rilassamento...) oppure con strategie psicologiche più specificamente orientate sul trattamento del sintomo (psicoterapie cognitivo-comportamentali).

Se i sintomi sono invece più gravi, persistenti ed invalidanti, è necessaria una valutazione medico-psichiatrica ed, eventualmente, l'introduzione di un trattamento somatico. Per trattamento somatico si intendono sia la farmacoterapia sia le più moderne tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva (r-TMS, tDCS).

I comuni ansiolitici (benzodiazepine - BDZ) sono farmaci molto efficaci nel trattare il sintomo ansioso ma, già sul medio termine, possono indurre fenomeni di tolleranza e quindi di dipendenza. Tendono inoltre ad indurre riduzione della performance cognitiva ed ad aumentare il rischio di cadute nella popolazione anziana. Sono quindi presidi di grande utilità in emergenza ma non vanno mai considerati farmaci di elezione nel trattamento di medio e lungo termine.

I farmaci erroneamente classificati come "antidepressivi", quali ad esempio gli inibitori della ricaptazione della serotonina sono molto efficaci nel trattare i sintomi di questi disturbi ma debbono essere utilizzati sotto la consulenza di uno specialista esperto. Anch'essi meritano un'attenzione particolare, sia riguardo la durata del trattamento sia per i fenomeni di sospensione che sono comuni e disturbanti se il trattamento è prolungato e se la interruzione non è "guidata". Anche farmaci considerati più "vecchi" e talora erroneamente desueti hanno, invece, ancora un ruolo nel trattamento dei disturbi d'ansia più gravi: in questo ambito si considerino gli antidepressivi triciclici e gli inibitori delle monoaminoossidasi (iMAO).

Per tutti i soggetti che non hanno risposto adeguatamente alla farmacoterapia oppure che preferiscono non utilizzare farmaci esistono oggi metodiche di stimolazione cerebrale non invasiva sicure e prive di collateralità importanti.

E' dimostrato che l'utilizzo della stimolazione magnetica transcranica (r-TMS) sulla corteccia pre-frontale dorso laterale destra ad 1 Hz (una specifica area del cervello) può avere un effetto ansiolitico pari o superiore a quello del trattamento farmacologico, offrendo una collateralità molto benigna (effetto collaterale più comune è una lieve cefalea transitoria post-trattamento). Tale strategia viene anche associata alla terapia farmacologica concomitante quando questa non ha indotto un miglioramento pieno o mantenuto nel tempo, o quando il farmaco non può essere utilizzato a pieni dosaggi per la comparsa di collateralità.

Proprio nei sintomi ansiosi spesso correlati alle sindromi post-traumatiche (vedi operatori e soggetti direttamente coinvolti nell'emergenza COVID), questo tipo di trattamento può rappresentare un trattamento di elezione.

Sebbene quindi, come già descritto, l'ansia vada considerata come una risposta normale e fisiologica agli eventi stressanti è importante trattarla correttamente quando eccessivamente disturbante ed invalidante.

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