Siamo alla decima settimana di confinamento, l’isolamento prolungato e le preoccupazioni relative al contagio e al futuro stanno creando molti problemi psicologici, questo vale per le persone contagiate che hanno rischiato la vita e i loro famigliari
Siamo alla decima settimana di confinamento, l’isolamento prolungato e le preoccupazioni relative al contagio e al futuro stanno creando molti problemi psicologici, questo vale per le persone contagiate che hanno rischiato la vita e i loro famigliari, ma anche chi a causa di questa pandemia ha vissuto un lutto.
Ognuno di noi si è trovato a stretto contatto con la paura, alcuni la stanno ancora provando, anche chi è non si è ammalato e non ha subito traumi.
Inoltre il nostro livello di ansia, tristezza, irritabilità, insonnia, situazioni di dipendenza è stato acuito dal prolungarsi della quarantena, questo perché abbiamo bisogno di vicinanza sociale. L’uomo risente della deprivazione da contatto con altre persone, essendo una specie sociale che si è evoluta grazie all’organizzazione e alla cooperazione di gruppo.
Nonostante la fase 2 preveda un allentamento delle limitazioni, la situazione non è tuttavia conclusa e vi sarà bisogno di ulteriore tempo per elaborare le criticità e gestire lo stress che può variare da individuo a individuo.
C’è da aggiungere che si inizieranno a fare i bilanci di questi due mesi rispetto al tempo perso in termini individuali, relazionali e lavorativi, in generale ad un senso di perdita e vuoto che va ad impattare negativamente a livello psicologico.
Eppure non possiamo farci bloccare da questi pensieri e prepararci gradualmente a ripartire, affidandoci alla naturale capacità della nostra mente di guarire le ferite generate da questa situazione. Siamo dotati di competenze per elaborare le difficoltà, tutto deriva dalla nostra capacità di utilizzare le risorse giuste per gestire questo momento critico.
Posso quindi domandarmi quali caratteristiche personali posso utilizzare per fronteggiare il problema, magari proprio quello che ho già utilizzato in altre situazioni in cui mi sono sentito messo alla prova e che nonostante la fatica mi hanno aiutato a farcela. Possono essere i valori individuali, ciò in cui credo fermamente che mi fornisce un appiglio per andare avanti.
Per attivare questa strategia è fondamentale entrare in connessione con il proprio corpo, quindi saper leggere le informazioni che derivano da esso. A queste infatti, si collegano le emozioni che ci mettono in difficoltà, come la solitudine, tristezza, rabbia che sono inevitabilmente associate a pensieri disfunzionali, ossia a conclusioni catastrofiche, ingestibili, impossibili che sostanzialmente alimentano i nostri vissuti negativi in un circolo vizioso. Risulta perciò necessario partire rassicurandosi che per quanto la situazione sembri terribile è passeggera, infatti possiamo fare qualcosa e stare bene.
Nel dettaglio se proviamo rabbia data dal senso di costrizione, è controproducente inveire contro chi corre o dare la colpa alle istituzioni o a complotti internazionali, perché questo non risolverà la situazione, ma innalzerà il livello di risentimento.
Non possiamo eliminare la pandemia legata al Covid-19, però dipende da noi il modo in cui reagiamo a questo evento e quindi i pensieri e le emozioni che ne seguiranno. Il modo in cui ragioniamo è in grado di fare la differenza. Accettare le nostre emozioni, capire i pensieri che non ci aiutano ad elaborare la situazione e vivere nel “qui ed ora” può farci superare la fase 2.
Nonostante la maggior parte delle persone senta la necessità di uscire e riprendere le proprie routine di qualche mese fa, esiste anche chi rassicurato dall’isolamento, non ha intenzione di uscire, questo può essere un terreno fertile per la nascita di fobie.
Per chi si trova in questa condizione è necessario reagire e ritornare a fare ciò che ha sempre fatto, ma con qualche precauzione aggiuntiva: seguire le indicazioni del Ministero della Sanità che hanno come scopo tutelare la nostra salute in questo momento in cui il virus è ancora attivo.
D’altra parte potrebbe esserci chi pensando di voler recuperare del tempo che gli è stato sottratto a causa del lockdown, pensa di forzare le regole, purtroppo però la fase 2 non coincide con la fine del rischio, quindi tali comportamenti sono pericolosi perché potrebbero aumentare il numero di contagi, compromettendo il lavoro fatto fino ad ora.
L’ultima cosa da tenere in considerazione è che sebbene abbiamo numerose risorse per far fronte alla fase 2, se le complicazioni facessero emergere paura, tristezza, ansia compromettendo il benessere personale o altri ambiti di vita è necessario un contattare uno psicologo.