Lockdown e vita di coppia: che cosa è veramente accaduto?

Psicologia

La pandemia da coronavirus come ha cambiato la nostra vita? Come ci siamo sentiti, di fronte alla necessità di cambiare le nostre abitudini? Che cosa ci ha insegnato?

La pandemia da coronavirus ha trascinato tutti noi dentro una bolla sconosciuta, dalle tante sfaccettature, con problematiche di tanti tipi, a partire dal rischio elevato per la nostra salute e quella dei nostri cari. Ha messo ognuno di noi in una situazione insolita, nuova, densa di variabili  diverse per ciascuno.

L’isolamento forzato, nelle settimane del lockdown, presso la propria abitazione, il distanziamento sociale e fisico, i forti limiti alla mobilità personale se non per motivi di necessità riferibili alla spesa, a visite mediche, al procurarsi farmaci, ci ha fatto vivere una nuova esperienza di vita, per molte delle generazioni che abitano il pianeta oggi. Siamo tutti all’interno di un rischio di contagio, sia pure, attualmente questo rischio ci faccia meno paura.

Nel corso di questa emergenza siamo stati tutti invitati a rimanere nelle nostre case e ad uscire il meno possibile. Tutti abbiamo temuto, e faremmo bene a temerlo ancora, di contrarre il virus, che per migliaia di persone ha avuto e sta avendo nel mondo, un esito letale. Possiamo temere di averlo contratto senza saperlo, possiamo essere privi di contagio, benché ad alto rischio di contrarlo, o essere contagiati, ma  asintomatici.

Ognuno di noi vive nella paura di essere invaso da qualcosa di pericoloso o di essere contagioso per un proprio caro, magari particolarmente fragile perché anziano o portatore di altre patologie. 

Lockdown per chi vive solo

In questo periodo di isolamento chi  vive  solo,  ha fatto i conti con questa condizione. Condizione che ha i suoi pro e i suoi contro.

Per i single che il rischio di contagio è più ridotto. Inoltre questa circostanza di intimità con sè stessi, può essere un'opportunità da sperimentare. Leggere più a lungo di quanto si fa di solito, perdersi in una bella serie televisiva, sperimentare qualche ricetta da postare su Instagram, fare piani per il futuro con tutta la libertà e il tempo necessari. Sull’altro piatto della bilancia possiamo mettere che tutte le reti di protezione che chi vive solo si è costruito,  sono saltate. Gli amici, i viaggi, i raduni familiari, la nipotina da intrattenere, un buon caffè da prendere con qualcuno, una bella camminata veloce all’aria aperta, lo shopping, andare al ristorante, un bel massaggio, andare dalla parrucchiera… l lockdown è stata una bella prova per chi abita da solo, sia che la condizione sia stata scelta oppure no.

Lockdown per chi vive in coppia

Mentre chi vive in coppia in epoca di pandemia, ha sperimentato la condizione che si trovano ad affrontare due coniugi che vanno in pensione in contemporanea. La sparizione o riduzione dell’attività lavorativa o il lavorare da casa attraverso lo smart working, la gestione e l’utilizzo degli spazi logistici dell’abitazione, la sperimentazione di un tempo dilatato, lungo, da riempire, la convivenza a tempo pieno con i figli, che possono essere piccoli, grandicelli, o giovani adulti che lavorano da casa.

I figli, soprattutto se in età scolare, ridiventano improvvisamente di totale responsabilità dei genitori, così come lo sono la domenica e durante le vacanze. L’istituzione scolastica diventa un'entità digitale con la quale connettersi. E’ presente, continua la sua azione formativa, ma restituisce ai genitori la grande responsabilità di aiutare e favorire i collegamenti e il raggiungimento di risultati e obiettivi.

Genitori e figli trascorrono molto tempo insieme, all’interno di una bolla di emergenza sociale e sanitaria, tempo molto diverso da quello che si trascorre in vacanza. La frequentazione si realizza all’interno della casa che i genitori hanno costruito per la propria famiglia, un luogo chiuso fisicamente, ma aperto virtualmente attraverso i media, il web, i telefoni, le video- chiamate.

Lockdown: opportunità di confronto

Questa fase che il nostro pianeta sta attraversando è certamente drammatica. Al contempo può diventare una grande opportunità per guardarsi negli occhi, sia tra genitori e figli, sia tra partner. 

Anche in questo caso c’è chi coglie questa particolarissima condizione per scoprire aspetti dei propri figli finora sconosciuti, piuttosto che farsi guidare dalla curiosità di conoscere aspetti inediti del proprio partner, o ancora, azzardare azioni mai provate prima per mancanza di tempo.

Ci sono molti padri che hanno capito quanto la dedizione e l’investimento nel proprio lavoro  li abbia distolti dal processo di crescita dei propri figli, quante cose si sono persi, quante cose hanno delegato consapevolmente o meno alle mamme dei propri figli, con la motivazione di non potersene  occupare per motivi di lavoro. 

Tra questi padri c’è chi prova un vero rammarico e promette a sè stesso di fare tesoro di tutto quanto ora gli è più chiaro e chi, fin da subito scappa virtualmente da questo processo di consapevolezza, si immerge nel lavoro agile e nei social a tempo pieno e sogna di riprendere al più presto la sua vita precedente. Parlo di padri perché i figli sono soprattutto, sia nella realtà che negli stereotipi, delle madri. 

Una cosa è certa, tutti noi abbiamo avuto l’opportunità  per cambiare qualcosa della nostra vita, per capire che cosa vogliamo dalla nostra quotidianità, per fare ordine dentro casa e dentro di noi.

Il processo di elaborazione personale di questo evento pandemico è una importante operazione che ognuno dovrebbe fare per incrementare il proprio benessere o per ridurre il proprio malessere.

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