L'infarto del miocardio è una condizione piuttosto diffusa ma spesso ci si limita a riconoscere come unico sintomo il dolore al petto. Ve ne sono altri da prendere in considerazione, ecco quali sono
Con la terminologia infarto del miocardio si intende la necrosi, ovvero la morte, di una parte del muscolo cardiaco. Ciò è dovuto a un'ischemia prolungata quindi al mancato apporto di sangue in una certa zona del cuore per un determinato lasso di tempo. La maggior parte degli infarti è causata da un coagulo (trombo) che va a ostruire il flusso ematico e comporta quindi il mancato apporto di ossigeno e sostanze nutritive a quella data zona del cuore.
Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la principale causa di morte nel nostro Paese. In tutto si stima che muoiono più di 230 mila persone all'anno a causa di ischemie, infarti, malattie del cuore e cerebrovascolari. L'infarto da solo è colpisce ogni anno ben 120 mila soggetti. Gli uomini sono colpiti con maggiore frequenza rispetto alle donne in età più giovane, mentre le donne sono colpite più frequentemente in età avanzata e la malattia si manifesta in modo più severo.
La maggior parte degli infarti colpiscono il ventricolo sinistro del cuore e si distinguono in due tipologie:
infarto miocardico trasmurale, in questo caso la necrosi interessa tutto lo spessore della parete del ventricolo;
infarto subendocardico, questa forma interessa, invece, gli strati più interni della parete ventricolare.
I segnali dell'infarto possono presentarsi in maniera improvvisa oppure comparire in maniera più blanda nelle ore o nei giorni precedenti all'effettivo esordio. Tra i sintomi più frequenti e più conosciuti abbiamo:
oppressione toracica;
dolore al petto;
dolore percepito alla bocca dello stomaco;
mancanza di respiro;
nausea e vomito;
sudorazione;
sensazione di svenimento.
Questi sono però da considerarsi sintomi indicativi che però sono anche soggettivi. Non tutte le persone hanno i medesimi sintomi o li avvertono con la stessa intensità. Proprio per questo motivo è importante avere un approccio critico che prenda in considerazione l'insieme e non il singolo sintomo.
Molto spesso il dolore al petto è l'unico sintomo che si associa a una possibile situazione di infarto. Se è vero che questo dolore è uno dei sintomi principali è vero anche che ve ne sono altri che possono accompagnare tale patologia. Stiamo parlando di dolore alle spalle, alle braccia, al collo, alla schiena, alla parte superiore dell'addome e anche alla mascella.
Le recenti linee guida dell'American Heart Association e dell'American College of Cardiology raccomandano di non trascurare questi segnali. È necessario quindi, anche per i medici, andare oltre al solo dolore al petto e cogliere eventuali campanelli d'allarme meno consueti. Difatti molto spesso il dolore al petto non accompagnato da altri sintomi non ha una causa cardiaca.
Ci sono poi casi in cui l'infarto si presenta in modo del tutto asintomatico. Quando il soggetto non avverte alcun sintomo si parla di infarto "silente" o "misconosciuto".
I fattori di rischio nell'ambito dell'infarto del miocardio sono:
età, gli uomini di età superiore ai 45 anni e le donne di età superiore ai 55 hanno una maggiore probabilità di sviluppare tale condizione;
sesso, in genere gli uomini hanno un rischio maggiore di malattia coronarica mentre per le donne il rischio aumenta dopo la menopausa;
fumo, a lungo termine il fumo danneggia le pareti interni delle arterie, rallenta il flusso sanguigno e aumenta il rischio di formazione di trombi;
diabete mellito;
ipercolesterolemia, alti livelli di colesterolo comportano un aumento rischio di restringimento dei vasi sanguigni;
ipertrigliceridemia, contribuisce ad accelerare l'aterosclerosi;
fattori ereditari, ovvero casi in famiglia;
sedentarietà, tale stile di vita favorisce lo sviluppo di molti altri fattori come alti livelli di colesterolo e trigliceridi, diabete e ipertensione arteriosa;
obesità, elevati livelli di grasso corporeo aumentano il rischio di aterosclerosi;
stress, aumenta la circolazione di ormoni come adrenalina e cortisolo che inducono l'aumento della pressione arteriosa e favorisce la rottura delle placche coronariche;
abuso di droghe, queste possono scatenare uno spasmo dei vasi tale da conseguire in un'infarto.
Alcuni dei fattori di rischio sopra citati sono modificabili e la loro modifica è alla base della prevenzione dell'infarto del miocardio. Ecco alcuni consigli da seguire:
non fumare, smettere di fumare e non esporsi al fumo passivo;
seguire un'alimentazione sana, varia ed equilibrata;
evitare o comunque limitare il consumo di alcol;
praticare regolarmente attività fisica;
mantenere un peso corporeo nella norma;
tenere sotto controllo alcuni valori ematici, quali colesterolemia, trigliceridemia e glicemia;
controllare regolarmente la pressione arteriosa.
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