Con il termine glossofobia si intende la paura di parlare in pibblico. Questa fobia sociale è molto diffusa nel mondo. Vediamo quali sono i sintomi, la cause, quale effetto ha avuto la pandemia e come superarla
Con il termine glossofobia si intende la fobia, quindi la paura, di parlare in pubblico. Anche definita come "ansia da pubblico" o "panico da microfono", si tratta di una forma di paura irrazionale ed eccessiva che porta il soggetto a essere terrorizzato da una situazione che lo vede protagonista.
La glossofobia viene considerata come una fobia sociale ed è un problema molto comune, difatti colpisce ben il 75% della popolazione mondiale. Tendenzialmente colpisce di più i giovani rispetto agli adulti e risulta più diffusa nelle donne che negli uomini. L'elevata frequenza di questa fobia è dovuta al fatto che la necessità di parlare in pubblico può presentarsi in qualsiasi momento e anche molto spesso nell'arco della vita di una persona: a lavoro, a scuola, all'università e in tutte quelle situazioni sociali che portano a dover esprimere la propria opinione.
Alla glossofobia vengono attribuiti una serie di sintomi, ovvero:
salivazione azzerata;
tachicardia;
sudorazione;
iperossigenazione;
irrigidimento dei muscoli del collo e delle spalle;
intensa ansia, panico e nervosismo;
difficoltà nella comunicazione (voce tremante, pause, mormorii);
tendenza a evitare eventi o occasioni che possano implicare l'eventualità di essere al centro dell'attenzione o la possibilità di dover parlare in pubblico;
malessere fisico, crampi allo stomaco, nausea.
La glossofobia è quasi sempre legata a esperienze negative avvenute in precedenza. La persona, quindi, associa la brutta esperienza passata al nuovo evento in cui si troverà a dover parlare in pubblico e teme che questo si ripeta in egual modo. Questa fobia, inoltre, è corralata alla paura di fare una brutta figura in pubblico, di non essere all'altezza della situazione e delle aspettative, alla possibilità di dimenticare il proprio discorso e all'eventualità di essere giudicati.
Se già prima della pandemia la glossofobia era molto diffusa dopo di essa si teme che il disturbo possa estendersi a molte più persone. Perché? Il generale isolamento vissuto per l'emergenza sanitaria, le scarse interazioni fisiche e la paura del contagio hanno favorito l'aumento di forme di comunicazione alternative a distanza. DAD, webinar, riunioni su Zoom e Teams, chat e videochiamate hanno portato a disabituarsi alla forma di comunicazione che avviene di persona. La tecnologia, seppur da una parte ha aiutato molto durante il lockdown, dall'altra ha contribuito a una crescente paura nel trovarsi in situazioni in cui non c'è uno schermo a proteggerci ma persone fisiche che sono nella nostra stessa stessa stanza, che ci giardano e ci ascoltano.
C'è un modo per porre rimedio, o perlomeno un modo che aiuti a superare la paura di parlare in pubblico? Massimiliano Cavallo, uno dei maggiori esperti italiani di public speaking, fornisce un decalogo di consigli utili per superare la glossofobia e comunicare meglio in pubblico.
Uno degli errori più frequenti in chi ha paura di parlare in pubblico è, ovviamente, evitare le occasioni che si presentano. Chiaro è che spesso rinunciare sembra essere la soluzione più comoda ma in questo modo si accresce la paura. Infatti, evitando, si trasmette al proprio cervello il messaggio che parlare in pubblico rappresenta per se stessi qualcosa di pericoloso e per il quale si è inadeguati. Questo accresce la paura e, chiaramente, la volta successiva si continuerà a evitare. Così si arriva poi in situazioni in cui si dovrà necessariamente prendere la parola e quello sarà il momento in cui il "mostro" è diventato più grande e può sorgere un vero e proprio attacco di panico.
L'elemento principale da capire, rispetto alla glossofobia, è che non è la paura in sé il problema ma la sua "dose". Con l'esercizio e con il giusto metodo si impara a capire che la paura può essere un alleato. Si tratta di quella che noi chiamiamo comunemente adrenalina e che ci permette di essere vigili e concentrati. Il problema non è quindi la presenza della paura ma quanto questa sia portata a limiti estremi che portano a perdere il controllo.
Chi parla in pubblico sente su di sé il 100% di stress e i suoi relativi sintomi. Quello che percepisce invece il pubblico è più o meno il 20% di questi sintomi, tranne alcuni casi in cui siano particolarmente evidenti. Ciò vuol dire che non dobbiamo porre l'attenzione a noi concentrandoci su quelli che per noi sono "difetti" ma sul pubblico e le sue esigenze.
Spesso il relatore teme di annoiare il pubblico e tende a parlare velocemente. Invece il pubblico ama ascoltare relatori interessanti e se ha preso del tempo per partecipare a un convegno è perché, evidentemente, ci tiene. Si tratta quindi di riuscire a interessarlo.
Molto spesso si ottengono applausi dalla platea o complimenti alla fine di uno speech e il relatore invece è insoddisfatto perché ha trascurato un dettaglio, magari poco importante per il pubblico. Bisogna concentrarsi sui progressi perché se riascoltiamo i discorsi di leader famosi noteremo che sono pieni di errori ma che nessuno li nota. Questo perché comprendiamo il messaggio e trascuriamo i dettagli.
Può sembrare una regola banale, ma alla fine è anche la più disattesa. Provare un discorso più e più volte è necessario. Quindi se l'intervento lo richiede bisogna alzare la voce o abbassarla come se si avesse di fronte il pubblico.
Quello che più teme chi soffre di glossofobia è di perdere il filo del discorso. Cosa che succede quando si impara a memoria o si legge. Il discorso non va letto perché focalizzaremo lo sguardo sul foglio anziché sul nostro pubblico. Se usi le slide scrivi poco testo; se parlerai a braccio, schematizza il tuo intervento in poche parole e appunti.
Mai guardare nel vuoto o fissare le slide. Bisogna cercare di guardare le persone negli occhi e, se l'aula è grande, guardarla a blocchi di persone.
Se la voce è più alta del solito il cervello trasmetterà maggiore sicurezza. Inoltre con un volume più alto sarà difficile sentire la voce che trema.
Niente gioco con penne, anelli, orologi o movimenti frenetici che trasmettono nervosismo. La postura deve essere solida e naturale ma non immobile.
Per saperne di più sulla glossofobia contatta uno dei nostri specialisti in Psicologia.